Un paio di domeniche fa, alla Messa che celebro nella Casa di riposo di Mestre a Santa Maria dei Battuti, hanno partecipato alcuni giovani di una scuola superiore di Mestre. Concludevano la loro attività di volontariato durata 72 ore. Animazione nei vari reparti, vicinanza alle persone più bisognose di assistenza, accompagnamento nei vari spazi all’interno della struttura. Insomma 72 ore del proprio tempo dedicate totalmente agli altri. Questa iniziativa di carità e di attenzione ai bisogni delle persone, iniziata qualche anno fa, coinvolge ormai parecchie centinaia di giovani. “Prove di un mondo nuovo”, così si chiama l’iniziativa nata dalla Caritas veneziana e che si allarga di anno in anno a tante altre associazioni di volontariato. Appuntamento in Piazza Ferretto, muniti di zaino, sacco a pelo e materassino per dormire e assegnazione a sorpresa del luogo di destinazione. Una piccola avventura insomma. Ma è questo che piace ai giovani. Meno male che qualcuno se n’è accorto e ha lanciato questa idea di carità che sta trovando un consenso crescente di anno in anno. Insomma non è vero che i giovani pensano solo a se stessi, al divertimento, alla lotta fra bande, alla vita sregolata. Chi sa proporre ai giovani idee nuove e iniziative coinvolgenti, il consenso lo trova.
Crisi delle tradizionali associazioni caritative
Ed ecco l’altra faccia della medaglia. Le tradizionali attività caritative, la San Vincenzo in testa per quanto riguarda il versante cristiano, faticano a trovare nuove leve. Brave persone che da anni dedicano il loro tempo al servizio degli altri, per esempio nelle case di riposo, negli ospedali e nelle mense, faticano a trovare ricambio e la situazione si fa sempre più preoccupante. La domanda aumenta e la risposta diminuisce. Il personale che si dedica a questi servizi invecchia e gradualmente è costretto ad abbandonare. Alcune attività sono addirittura a rischio chiusura. E così scatta la lamentela: non c’è sensibilità verso i bisogni degli altri, c’è molto egoismo, i giovani pensano solo a divertirsi. Non è vero! Lo ripeto: non è vero! Il bisogno c’è e aumenta sempre di più e le vecchie associazioni caritative non riescono a far fronte alle nuove emergenze. La disponibilità a rendersi disponibili per aiutare chi ha bisogno c’è, anche e soprattutto nei giovani, e la proposta “Prove di un mondo nuovo” lo sta a dimostrare. Ma fra questi due mondi non c’è relazione. Le vecchie etichette caritative non riescono a coinvolgere questi due mondi così lontani e i giovani, che ho conosciuto qualche domenica fa alla casa di riposo di Mestre, resteranno in attesa di altre proposte nuove.
Come collegare questi due mondi? Chi saprà proporre la formula vincente? Secondo me questo è il momento opportuno perché le vecchie organizzazioni caritative riflettano su un futuro nuovo. Insomma, detto con chiarezza, è più facile convincere un giovane a far parte di “Prove di un mondo nuovo” o altre attività coinvolgenti piuttosto che dirgli di iscriversi alla San Vincenzo De’ Paoli.
Qualcuno ha qualche buona idea nuova? Parliamone (donfausto@virgilio.it o in face book).