Badanti al lavoro e la Mestre di domani

Piazza Ferretto in un pomeriggio qualsiasi di bel tempo. A passeggio ci sono tante carrozzine, non di bambini, ma di persone anziane portate a passeggio dalle loro badanti. La stessa cosa succede in altre piccole piazze o parchi dove ci sono le pochissime panchine sopravvissute alla furia distruttiva di qualche assessore. Badanti che chiacchierano tra di loro e accanto la carrozzina dell’anziano affidato alle loro cure. Sembra una cosa normalissima e invece disegnano una triste realtà. In carrozzina ci sono le anziane e gli anziani di Mestre. In carrozzina c’è Mestre. A guidare le carrozzine ci sono le badanti. Giovani donne straniere che accompagnano i mestrini, ma prevalentemente le mestrine, verso l’ultima dimora. E loro rappresentano il futuro. La Mestre di domani sarà fatta prevalentemente di stranieri. Da sud, dalla stazione di Mestre, l’ondata si sta spostando in modo molto rapido verso nord lungo le tre dorsali di via Piave, via Cappuccina e Corso del popolo. Nelle scuole elementari e medie di queste zone il fenomeno è ormai evidente.

Costruire processi di inclusione e di integrazione dal basso

E allora dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia il futuro. Queste migliaia di persone sono cittadini mestrini a tutti gli effetti. Hanno qui la loro residenza, parlano italiano, lavorano, mandano i figli a scuola, rispettano le nostre leggi. Sono integrati nel tessuto urbano, ma non ancora nel tessuto sociale. Purtroppo li consideriamo ancora “altri” rispetto a noi.

Ci “sfioriamo”, ma non ci “incontriamo”. Per farlo bisogna conoscerci, frequentarci, diventare amici, accettare le diversità, ma soprattutto creare luoghi di incontro. A chi spetta questo? Alla scuola soprattutto, che lo fa con grande fatica perché non sufficientemente sostenuta dalla pubblica amministrazione. Ma spetta anche alle parrocchie per far crescere nei cristiani la consapevolezza che la diversità non è un pericolo, ma una ricchezza. In questi luoghi, scuole e patronati, si educa al domani e si costruiscono processi di inclusione e di integrazione dal basso.

Una buona notizia.

Un’indagine riportata dal Corriere della sera di qualche giorno fa ci fa sapere che per il 95% dei giovani italiani dai 16 ai 24 anni “inclusione” e “integrazione” sono le parole chiave e che questi giovani credono nella possibilità di unirsi ai loro coetanei per rendere il mondo migliore. Ce ne sono anche a Mestre di questi giovani? Noi adulti abbiamo il dovere di “stanarli” e di portarli alla ribalta. Sono loro il nostro futuro nuovo. La Mestre di domani.

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