Cinquant’anni fa, nel 1967, veniva pubblicato un libro “rivoluzionario”. Autore: don Lorenzo Milani. Titolo: Lettera a una professoressa. Un’accusa contro la scuola selettiva.
Avevo 29 anni nel 1967 quando ho letto Lettera a una professoressa, libro collettivo composto dagli allievi della Scuola di Barbiana con la guida di don Lorenzo Milani, indirizzato a un’insegnante che aveva bocciato alcuni allievi di quel paesino. Il libro era stato pubblicato quell’anno e io ne conservo ancora la copia tutta segnata come sono solito fare quando leggo un libro interessante. Perché ne scrivo oggi? Non solo perché ricorrono i cinquant’anni, ma soprattutto perché papa Francesco ha riabilitato la figura di quel prete scomodo. “Mi piacerebbe – ha scritto papa Francesco – che lo ricordassimo come un credente innamorato della Chiesa anche se ferito ed educatore appassionato con una visione della scuola che mi sembra una risposta alla esigenza del cuore e dell’intelligenza dei nostri ragazzi”.
La scuola di Barbiana. Don Lorenzo Milani (1923-1967) nel 1954 (aveva allora solo 31 anni) veniva inviato dalla Curia di Firenze nel paesino di Barbiana in seguito alla condanna del suo libro Esperienze pastorali, e qui fondò quella scuola che sarebbe poi diventata famosa. “Barbiana non è nemmeno un villaggio, è una chiesa e le case sono sparse tra i boschi e i campi… in tutto ci sono rimaste 39 anime… in molte case e anche qui manca la luce elettrica e l’acqua”: così gli alunni di Barbiana descrivono il loro paese. Don Lorenzo non si scoraggia e inizia una nuova esperienza educativa. Ecco come quei ragazzi la descrivono: “La nostra è una scuola privata… D’inverno stiamo un po’ stretti, ma da aprile a ottobre facciamo scuola all’aperto e allora il posto non ci manca… Il più piccolo di noi ha 11 anni il più grande 18… l’orario è dalle otto del mattino alle sette e mezzo di sera… i giorni di scuola sono 365 all’anno, 366 negli anni bisestili…”.
Ma “alle magistrali bocciate pure”. Il libro si presenta come un’accusa contro la scuola selettiva, la scuola primaria ovviamente, quella che allora frequentavano. I ragazzi di Barbiana la definiscono come “un ospedale che cura i sani e respinge gli ammalati”. “Voi dite d’aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. Ma Dio non fa questi dispetti ai poveri. E’ più facile che i dispettosi siate voi”. E invece scrivono “alle magistrali, dove si preparano i futuri insegnanti, bocciate pure”.
Qualche passo in avanti da allora si è fatto, ma personalmente ho l’impressione che molto ancora resta da fare. Rileggendo quel libro non si ha l’impressione di leggere un libro datato, ma ancora di grande attualità.