I poveri sono segni preziosi della presenza del Signore. Anche quando disturbano e danno fastidio. Agli occhi del Signore sono “privilegiati”, guardati con amore, benedetti. Lo devono diventare anche agli occhi nostri. Ma, detto questo in linea di principio e nella certezza che nessuno vorrà contestare questa affermazione, c’è una serie di problemi tecnico-pratici che vanno affrontati.
Il più importante è quello della concentrazione in pochi spazi dei servizi dedicati ai poveri. La concentrazione crea sempre problemi. E li vediamo tutti i giorni sulla direttrice via Carducci-via Costa. Soprattutto gli abitanti di via Querini e zone vicine non ne possono più e hanno pienamente ragione. Anche quelli di via Costa protestano.
Patriarca contro sindaco
Che fa il sindaco? Propone di spostare in una fantomatica cittadella della povertà o della solidarietà i poveri che frequentano il centro mettendo a disposizione degli autobus per il loro trasporto. Che fa il Patriarca? Dice di no, perché non si possono “ghettizzare” i poveri. Hanno ragione tutti e due. Felici dell’idea del sindaco e contrari al no del Patriarca gli abitanti delle zone dove si trovano le mense attuali. Anche se sono consapevoli che questa cosa non si farà mai.
A quando un “diurno” gestito dal Comune?
Ma io cambio prospettiva e provo a mettermi dalla parte dei poveri, dei senza fissa dimora, di chi ha scelto di vivere ai margini della società. A Mestre non esiste un “diurno” gestito dal Comune, dove un povero possa trovare gratuitamente servizi igienici, possibilità di farsi la barba, prendere una doccia, lavare qualche vestito, passare qualche ora al caldo soprattutto nella stagione fredda. In mancanza di questo, ogni angolo è buono per fare i propri bisogni. In centro città non esiste una toilette pubblica. Neppure a pagamento.
Insomma le strutture della Chiesa e il volontariato fanno i miracoli per dare una risposta a questi problemi. Non possono essere messe sotto accusa.
L’amministrazione pubblica faccia la sua parte. Crei nuovi spazi distribuiti in altri luoghi della città. Alleggerisca la pressione sulle tre mense esistenti. Mandi del personale di vigilanza in aiuto ai volontari. E ringrazi pubblicamente queste strutture di accoglienza, anziché colpevolizzarle per quello che fanno, prospettando il loro spostamento in qualche periferia della città.