Il filo di Arianna

Il mito racconta che Minosse, figlio di Zeus, re di Creta, fosse stato tradito dalla moglie Persifae. Dal rapporto con un toro era nato il Minotauro, essere mostruoso, metà uomo e metà toro. Al Minotauro, divenuto vergogna e terrore del regno, Minosse volle far costruire una prigione dalla quale non potesse fuggire e diede l’incarico a Dedalo, geniale architetto presente alla sua corte. E Dedalo creò il labirinto. Si racconta poi che ogni anno al Minotauro, bramoso di sangue umano, spettasse quale tributo il sacrificio di alcuni giovani inviati da Atene come bottino per la guerra persa contro Creta. Avvenne però che Teseo, giovane ostaggio ateniese inviato per il sacrificio, si innamorasse di Arianna, figlia di Minosse. Arianna chiese a Dedalo la soluzione per salvare Teseo, uccidere il mostro e trovare il sentiero per uscire dal labirinto. Dedalo suggerì il modo di uccidere il Minotauro e di uscire dal labirinto. Per ritrovare la strada di uscita dal labirinto, Teseo avrebbe dovuto fissare un filo all’entrata e riavvolgerlo al ritorno. E la storia ebbe un lieto fine. Da allora quel filo è conosciuto come il filo di Arianna.

Il labirinto è metafora del nostro essere quotidiano, del nostro essere dentro la vita spesso persi e confusi, incapaci di “venirne fuori”. Abbiamo bisogno del nostro “filo di Arianna”. Chi sarà la nostra Arianna? Di quale filo abbiamo bisogno?

“Lampada per i miei passi è la tua Parola, Signore, luce sul mio cammino” (dal salmo 119).

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