Vangelo di domenica 31 gennaio 2016
“Oggi si è compiuta questa Scrittura”. Questa frase ci rinvia al Vangelo della settimana scorsa dove Luca ci racconta che Gesù, dopo aver letto un testo del profeta Isaia, pronuncia queste parole. Con quella frase Gesù dichiara la sua identità di inviato da Dio a “portare il lieto annuncio ai poveri”. Una bella notizia per tutte le persone emarginate di questo mondo. Emarginati sociali, culturali, religiosi, economici. Tutte le persone che non contano non solo in giro per il mondo, ma anche sotto casa nostra.
“Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”. A Nazareth ti conoscono, Gesù. Sanno che sei figlio di Giuseppe. Sanno che sei uno di loro e quindi esigono che tu faccia i miracoli anche da loro. E invece l’appartenenza al popolo dell’alleanza non garantisce proprio niente. E Gesù porta due esempi ben conosciuti. Il primo riguarda il profeta Elia, il secondo il profeta Eliseo. Tutti e due operano al di fuori dei confini di Israele. L’esercizio del fare il bene non ha confini di appartenenza, ma si orienta esclusivamente verso chi vive nella sofferenza e nel bisogno.
Gesù ci chiama ad essere profeti a modo suo, cioè senza confini se non quelli della sofferenza. Essere profeti come ci vuole Gesù non è facile. Si rischia persecuzione, violenza, spesso anche martirio. E qui mi viene da pensare alle migliaia di cristiani che vengono uccisi perché la loro testimonianza disturba. Nuovi martiri che rimproverano i nostri silenzi, le nostre paure, le nostre incapacità di denunciare le situazioni di emarginazione che viviamo, anche nella nostra città.
“Tutti erano meravigliati… tutti si riempirono di sdegno”. Meravigliati, ma anche offesi perché Gesù non fa a Nazareth quello che ha fatto e fa in altre città. E allora dalla meraviglia e dallo stupore per le sue belle parole, passano allo sdegno, all’opposizione e alla violenza. Vogliono buttarlo giù dal monte dove sorge la loro città. Come cambia presto l’umore della gente quando non fai il suo interesse, ma metti le persone di fronte alle proprie responsabilità. E così Gesù rischia grosso e anche noi rischiamo grosso quando ci mettiamo dalla sua parte e seguiamo le sue scelte e protestiamo per chi non ha neppure un filo di voce per protestare.
“Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. Gesù volta le spalle a chi vorrebbe farlo prigioniero del paesino. La proposta è chiara: andargli dietro o fermarsi a Nazareth. Scelta valida allora e valida anche oggi per ciascuno di noi. Gesù si presenta come un profeta misericordioso che ci invita a seguirlo in questo percorso di misericordia. Questa è la scelta per il nostro “oggi”.