“Che cosa dobbiamo fare?”. E’ la domanda rivolta a Giovanni che nella terza domenica di Avvento risuona più volte nel testo del vangelo. Glielo chiedono le folle, definite qualche riga prima “razza di vipere”, cioè gente piena di veleni. Glielo chiedono i pubblicani, riconosciuti da tutti come persone che approfittavano del proprio lavoro nella riscossione dei tributi per arricchirsi. Glielo chiedono alcuni soldati romani che rappresentavano l’oppressione dello straniero e che spesso approfittavano del loro ruolo di potere per imporsi talvolta in modo ingiusto e violento.
“Che cosa dobbiamo fare?”. Le risposte di Giovanni sono diversificate tanto quanto sono diversi i suoi interlocutori. Alla folla suggerisce la condivisione di quanto ognuno possiede con chi invece vive nell’indigenza. Agli esattori delle tasse dice di essere onesti e di non pretendere più del dovuto. Ai soldati chiede di non maltrattare le persone, di non fare i prepotenti. Risposte che entrano nel concreto della vita di ognuno. Risposte interessanti e valide anche per noi e che si possono riassumere in quella “regola d’oro” che sta al centro del messaggio di Gesù: “Fate agli altri quello che volete che gli altri facciano a voi”. Il vangelo di Gesù non è un insieme di norme al negativo, ma di un’unica norma al positivo. Che si riassume nell’amore: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. E il “come “ di Gesù è l’essersi fatto servo e aver donato la propria vita.
“Che cosa dobbiamo fare?”. L’impegno nostro è quello di far risuonare questa domanda anche sulle nostre labbra. Al singolare però: “Che cosa devo fare, Signore?”. Ognuno di noi è chiamato a dare la sua risposta personale rispetto al proprio ruolo di amministratore, di commercialista, di insegnante, di politico, di genitore… Ma c’è anche una risposta di Giovanni che potrebbe accomunarci tutti: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Che vuol dire “condivisione”.
“Che cosa devo fare, Signore?”. Condividi quello che hai, potrebbe essere la risposta di Gesù. Butta un occhio nel tuo guardaroba. E’ tutto necessario quello che c’è dentro. C’è gente che non ha di che coprirsi. Apri la tua scarpiera: ti servono proprio tutte quelle scarpe. Hai visto quanti profughi sono a piedi nudi? Da’ un’occhiata al tuo frigorifero. Quante cose scadute sei costretto a buttar via. E pensare che c’è gente che muore di fame.
A conclusione consegno alla vostra riflessione questo proverbio anonimo: Un dolore condiviso è un dolore dimezzato, una gioia condivisa è una gioia raddoppiata.