Il 19 maggio scorso, giorno in cui ho compiuto i settantacinque anni, età canonica per andare in pensione, ho presentato al Patriarca le mie dimissioni da parroco, come suggerisce il Codice di Diritto Canonico per i sacerdoti e per i vescovi. In quella lettera, dopo aver ringraziato il Signore “per i numerosi benefici che mi aveva concesso in tutti questi anni di vita e in particolare di vita sacerdotale”, mi dichiaravo “disponibile a continuare il mio servizio alla Chiesa di Venezia nei modi e nei tempi” che il Patriarca avrebbe ritenuto opportuni. Il Patriarca ha accettato le mie dimissioni e, a partire dal 22 novembre, mi chiede di continuare a reggere la parrocchia di San Lorenzo come “amministratore parrocchiale”. Il che significa non più come parroco ma con gli stessi impegni del parroco. Fino a quando? Fino a quando sarà designato il nuovo parroco. Inoltre il Patriarca mi ha chiesto anche di assumere l’incarico di “amministratore parrocchiale” anche della Parrocchia di Santa Maria della Speranza, con “il compito speciale di accompagnare la Parrocchia di Santa Maria della Speranza alla fusione con quella di San Lorenzo martire”. Ringrazio il Patriarca per la fiducia e continuo il mio impegno pastorale.
E il mio futuro quale sarà? Finché il Signore mi dona buona salute, resto disponibile al servizio nella mia Chiesa secondo le scelte che farà il Patriarca.
A conclusione ritengo opportuno riproporre a tutti voi quanto scrivevo l’anno scorso per festeggiare i miei cinquant’anni di sacerdozio. Mi sono fatto aiutare allora, e lo rifaccio adesso, da San Francesco di Sales, grande vescovo e grande scrittore:
Il mio passato non mi preoccupa più:
appartiene alla misericordia divina.
Il mio futuro non mi preoccupa ancora:
appartiene alla provvidenza divina.
Ciò che mi preoccupa è l’adesso, qui e oggi:
esso però appartiene alla grazia divina
e all’impegno della mia buona volontà.